Faccio un sacco di cose per gli altri e non ho mai tempo per le mie. L’ho sentito ripetere per l’ennesima volta qualche giorno fa a mia madre. Nonostante le avessi proposto una soluzione, cioè dedicarsi prima alle proprie attività e successivamente a quelle degli altri, lei ha rifiutato. “Non puoi essere sempre egoista”. La verità è che siamo sempre tutti egoisti. Tutti.
Lo siamo perché anche quando anteponiamo i bisogni degli altri ai nostri lo facciamo in risposta al nostro ego che ritiene prioritari i bisogni altrui rispetto ai nostri.
Quindi, insegnare agli altri quello che ho imparato o dedicarmi a creare qualcosa di nuovo con quello che ora so? Questo, ridotto all’osso, era il dilemma. La soluzione non era neppure troppo complicata.
Infatti, quale miglior lezione per gli altri che lasciar loro un esempio di quanto abbiamo imparato? Tutto dipende da quello che ci vogliamo lasciare dietro, e quanto più tardi ti poni questa domanda tanto più difficile è vivere la tua vita.
Io ci sono arrivato a 35 anni e se Dio vuole ho fatto in tempo. Ci ho messo quattro anni per mettere in pratica quello che ho capito, ma adesso le cose funzionano molto meglio. Con qualche intoppo, ancora, ma molto meglio.
Come affrontare gli accidenti della vita
Lo stress e la frustrazione nascono dal sentirci impotenti davanti a quello che ci capita. Questa impotenza è però figlia solo del nostro cervello.
Essa si manifesta davanti a eventi della vita che sembrano metterci in fuorigioco. Quando finiamo in fuorigioco però, è spesso colpa nostra.
Esistono due tipi di eventi:
- quelli rispetto ai quali possiamo fare qualcosa
- quelli che in apparenza non possiamo farci niente.
Che io possa avere la forza di cambiare le cose che posso cambiare, che io possa avere la pazienza di accettare le cose che non posso cambiare, che io possa avere soprattutto l’intelligenza di saperle distinguere. TOMMASO MORO
Per quanto riguarda il primo tipo di eventi, l’unica cosa che puoi fare è agire. Se c’è un problema, c’è anche la sua soluzione. Fino a quando te ne stai lì a rimuginare perché è successo proprio a te, non cambia nulla.
Se però ti metti in cerca della soluzione, prima o poi la trovi. Perché esiste. C’è. Da qualche parte, magari non come te l’aspetti, ma c’è.
Se non c’è la soluzione, non esiste neppure il problema. Quello che esiste è semplicemente quello che esiste e non potrebbe esistere in maniera diversa.
Per affrontare gli accidenti della vita, le cose più importanti sono riconoscere lo stato in cui ti trovi e capire chi davvero sei.
Gli eventi davanti a cui sei in apparenza impotente sono eventi il cui effettivo accadimento non è collegato alle tue azioni. La morte di una persona cara, per esempio, è indipendente da te. Prima o poi accadrà, fa parte del gioco. Sei però tu a determinare come questo avvenimento impatterà la tua vita.
Come reagisci agli eventi di ogni giorno dipende dal livello di aggiornamento di hardware e software della tua mente. Quanto più questi sono allineati con i tuoi valori, tanto più adeguata sarà la tua reazione.
Fai il tuo gioco
Stiamo parlando di abitudini, automatismi e preconcetti.
Scegli una delle seguenti frasi:
- Piove, governo ladro!
- Piove, almeno si rinfresca.
- Piove, prendo l’ombrello.
- Piove, salta l’evento.
- Piove, spostiamo l’evento.
- Piove.
Ecco, questo è l’impatto della pioggia sulla tua vita.
Be’, ok, era un esempio molto semplice. Vediamo qualcosa di un po’ più complesso.
Fuori fanno -12 gradi. Allo stadio c’è la partita della tua squadra del cuore. Ti armi di coraggio, inforchi lo scooter e sfidi il freddo e il gelo, pregando che non nevichi. Allo stadio finisce 4-0 per gli avversari. Scegline una:
- Quest’anno facciamo proprio schifo.
- Ho pure i piedi congelati.
- Fanculo, me ne potevo stare a casa.
- Finalmente me ne vado a casa a farmi una doccia calda.
- Passa il barolo.
- Ho la voce giù da quanto abbiamo cantato, i tifosi dell’altra squadra sono delle pippe.
- Mi sono divertito un casino, il mio gruppo è il migliore dello stadio.
A seconda della tua reazione, ogni evento condiziona il tuo stato d’animro. O meglio, ogni tua reazione a determinati eventi condiziona il tuo stato d’animo. Se vai allo stadio solo per vedere la tua squadra vincere, se perde resti deluso. Se invece vai allo stadio per trascorrere del tempo con i tuoi amici, cantare a squarciagola e vedere una bella partita, il risultato influenzerà un po’ meno il tuo umore. Perché comunque, al di là della tua reazione, chiaramente i fatti restano.
Eventi prevedibili e imprevisti
Per evitare di essere travolti dagli eventi della vita, occorre essere pro-attivi nei suoi confronti. Le conseguenze di non avere un piano di vita sono nefaste: confusione mentale, sprechi di energia, tempo e denaro, occasioni perse e rimpianti.
Nella vita tutto più o meno è prevedibile. È che spesso pensiamo di prevedere il futuro in base a quello che sappiamo, senza tenere conto di ciò che ignoriamo. Una malattia mortale può manifestarsi all’improvviso e coglierci impreparati, ma questo avviene solo se non abbiamo speso ogni giorno della nostra vita a mettere insieme la nostra eredità. Anziché stare lì a disperarci per cose per cui non possiamo fare nulla, occorre imparare ad accettarle ed essere pronti per essi.
Pronti, te lo dico onestamente, non lo saremo mai, ma se ci impegniamo ogni giorno a vivere la vita che vogliamo, quando arriviamo al termine – sia quando sia – avremo la serenità d’animo di dire che abbiamo vissuto. Non tanto, non poco, il giusto. Quello che era previsto e quello che abbiamo voluto. Perché poi, viviamo in un corpo che ci gestiamo noi, per buona parte, e come lo trattiamo dipende da noi.
Imparare ad accettare le cose
Accettare la vita per quello che è non è per niente facile. Occorre fare proprio il principio di non attaccamento. Che non significa distaccamento, ma capacità di essere per noi stessi e non in conseguenza di altro da noi.
Accettare le cose è diverso dal subirle. Significa essere preparati per quello che può accadere e saper riconoscere che quello che accade fa parte del gioco.
Tra le cose che esistono, le une dipendono da noi, le altre non dipendono da noi. Dipendono da noi: giudizio di valore, impulso ad agire, desiderio, avversione, e in una parola, tutti quelli che sono propriamente fatti nostri. Non dipendono da noi: il corpo, i nostri possedimenti, le opinioni che gli altri hanno di noi, le cariche pubbliche e, in una parola, tutti quelli che non sono propriamente fatti nostri. EPITTETO
Un punto di partenza per risolvere il problema
Come scrivevo sopra, un problema esiste se e solo quando c’è una soluzione. Ora, lungi da me aver trovato la soluzione delle soluzioni, ma questo mi pare un ottimo punto di partenza:
- Cancellare i verbi condizionali, come dovrebbe e potrebbe, dal nostro vocabolario: hackerare la vita a parole è il modo più semplice per cominciare a vivere secondo le nostre intenzioni.
- Fare o non fare: eliminare dal nostro fare il provare ci aiuta a dividere le nostre attività fra quelle che sono propriamente nostre e quelle che ci vengono imposte. Se continui a scegliere una cosa, alla fine quella sceglierà te, ma se il primo a dubitare che questo sia possibile sei tu, ciò non avverrà mai.
- Applicare la regola 5/25 di Warren Buffet: stendi una lista di tutte le cose importanti della tua vita, e poi mettile in ordine di importanza. Tieni le prime 25. Sono in ordine di importanza? Ok, concentrati sulle prime 5 e lascia perdere le altre. Queste sono quelle che ti distraggono, perché ci tieni, ma se non ti concentri esclusivamente sulle prime cinque non riuscirai a vivere la vita che vuoi.