L’altra sera ho tagliato la barba e lasciato i baffi. Poi sono rimasto davanti allo specchio e ho domandato a quello con i baffi: “Chi sei”?
Se ti chiedono di scrivere una bio quattro cose da metterci dentro le trovi facilmente, pescando nel tuo lavoro o nelle attività che fai. Magari fatichi a scegliere, ma qualcosa che ti definisce la trovi. Se però ti chiedo: “Chi sei, per davvero?” Che rispondi?
È una domanda che raramente mi pongo quando scrivo una bio. Non credo di essere l’unico. Il problema è che spesso ci definiamo per quello che facciamo e non per ciò che realmente siamo.
Aristotele diceva che siamo quello che facciamo ripetutamente. Non sono sicuro però che oggi quello che facciamo sia allineato con ciò che eravamo destinati a essere. Troppe distrazioni, troppe imposizioni dalla società, troppo spesso oggi siamo quelli che dobbiamo essere. Non quello che siamo per davvero.
Non c’è più spazio per pensare a chi siamo e in cosa crediamo. Melissa Camara Wilkins
Io, per esempio, sono uno che racconta storie in grado di fomentare le persone che hanno sogni chiusi nel cassetto e convincerle a liberarli, coltivarli e farli crescere.
Ho iniziato a farlo scrivendo di startup. Come giornalista. Senza saperlo. Chi sei davvero? Un giornalista. Che significa? Ho continuato a farlo scrivendo di produttività e social network. L’ho fatto scrivendo un eBook. Oggi lo faccio con più chiarezza qui. Sempre scrivendo. Di come vivere intenzionalmente. Quindi, di certo, sono uno che scrive.
Una maschera che nasconde la verità
Se non ci fai attenzione, se non ti domandi chi sei, ti alzi tutte le mattine per indossare la maschera che gli altri ti hanno cucito su misura.
Scendi dal letto e sei quello che vuole tua moglie o tuo marito. Vai al lavoro e sei quello che serve al collega o al cliente. Allacci gli scarpini e giochi nel ruolo rimasto libero.
Siamo i nostri pensieri, i nostri sentimenti, i nostri valori e soprattutto il nostro potenziale. Perché tutte queste cose che sentiamo dentro sono spesso solo possibilità. Sepolte sotto le macerie di una civiltà che è piena di stereotipi per classificare chiunque. Compresi quelli che non sono normali.
Cosa vuol dire normale? Sarai te normale, io no. Io sono unico e originale. Certificato dal mio DNA. Trovane un altro con i miei cromosomi, ti sfido!
Diversità
Ci sono delle cose che mi appassionano più di altre. È così per tutti. Ci sono delle cose in cui io sono più bravo di te. E altre in cui tu sei più bravo di me. Perché ti vengono naturali, come a me viene naturale scrivere. A volte mi viene bene, altre male, ma sempre naturale. Senza fatica. Anzi, godo. Godo di brutto a scrivere.
Sono queste cose che ti appassionano e che ti vengono naturali che costituiscono quell’un per cento di differente che spinge gli altri a scegliere te, come ha scritto Paul Jarvis in un post titolato “The 1% of a long-lasting career“. Perché per il resto, parliamoci chiaro, siamo tutti uguali. Tutti come ci vuole la società. Come ci educa la scuola. Tutti come ci inquadrano al lavoro.
Salvo che ogni tanto uno si alza e fa come cacchio gli pare a lui e diventa un genio.
O un fallito.
Quelli che vanno per la propria strada sanno che si prendono un rischio. Lo fanno perché la strada gli piace. E sono quelli a cui piace camminare su una strada che agli altri fa paura. Falliti e geni sono entrambi coltivatori di sogni. A loro ho dedicato un breve eBook che chi si iscrive alla mia mailing list riceve con il messaggio di benvenuto.
Punti di forza
Cosa di te ti aiuta a raggiungere il successo in ciò che fai e a sentirti bene? Con questa domanda Melissa Camara Wilkins in un post titolato “3 simple questions to find your best self” mi ha aiutato a riflette. Scrivere! Santi numi, scrivere, dannazione!
Quando scrivo provo lo stesso godimento del mio iPad quando gli attacco la tastiera per scrivere. Lo stesso godimento della mia moto quando piegavo per una curva. Lo stesso godimento del pallone quando veniva calciato in fondo alla porta.
Scrivere mi aiuta a trovare quello stato definito “flow” dal ricercatore Mihaly Csikszentmihalyi. Posso andare avanti per ore senza accorgermi del tempo che passa.
E te, non credo propri tu sia diverso. Da qualche parti ti ci perdi pure tu!
Questioni cruciali
Chi sei? Non è per niente facile rispondere. Prima di riuscire a darmi una risposta mi sono dovuto porre diverse domande. Ecco quelle che mi hanno aiutato di più:
- Quali sono i tuoi valori?
- Quali sono i tuoi punti di forza?
- Come superi gli ostacoli che bloccano gli altri?
- Quali sono le tue competenze?
- Quali sono le tue passioni?
- Quali sono le tue storie?
- Quali sono i tuoi sogni?
- Quali sono le tue abitudini?
- Le tue abitudini sono allineate con i tuoi sogni?
- In che modo tieni allineate abitudini e sogni?
- Qual è la combinazione di competenze, passioni, storie, sogni e abitudini che tu hai e gli altri no e non ti possono copiare facilmente?
- Se potessi fare tutto il giorno una cosa, cosa faresti?
- Qual è la tua eredità? Quello che ti lasci dietro?
Le decisioni che prendiamo e le abitudini quotidiane hanno un impatto enorme su entrambi i nostri livelli di felicità e successo. Shawn Anchor
Nelle scorse settimane ho scritto un post su quello che ci lasciamo dietro e che in un certo senso mi ha aiutato a riassumere le mie risposte. Oggi chi sono lo so. O credo di saperlo. O, almeno, so quello che sono nato per essere.
Ogni giorno c’è un momento in cui decidi chi sei. Sìilo!